Divorzio: inutile invocare il tenore di vita

breakup-908714_1280Inutile per la moglie separata invocare il tenore di vita goduto durante il matrimonio, per evitare la riduzione dell’assegno di mantenimento dovuto dall’ex marito imprenditore. La Corte di cassazione (sentenza 16190) respinge il ricorso di una signora – assistente di volo Alitalia, messa in mobilità nel corso del giudizio – che, in sede di appello, aveva subito un “taglio” dell’assegno in suo favore, passato da mille euro a 600, mentre quello a beneficio della figlia minore era diminuito di 300 euro, dalle iniziali 1.300, riduzioni giustificate dalle condizioni non più floridissime dell’ex. Un peggioramento economico sul quale la donna nutriva seri dubbi. Le perplessità erano state messe nero su bianco con l’accusa di slealtà processuale mossa all’ex, che aveva “nascosto” ai giudici l’estratto del conto titoli e una serie di entrate che lo rendevano molto più ricco di quanto voleva apparire. La donna aveva fatto presente che il riconoscimento di un assegno tanto modesto non le consentiva affatto di mantenere il tenore di vita goduto nel corso del matrimonio. Inoltre, i giudici non avevano attentamente analizzato la documentazione da lei prodotta a dimostrazione delle maggiori entrate, compresi due assegni incassati dall’ex per 325 mila euro. Anche l’uomo però aveva le sue rivendicazioni e nel controricorso negava il diritto dell’ex all’assegno. La Cassazione respinge le pretese di entrambi.  I giudici affermano, infatti, che il mantenimento è dovuto, dando però un peso solo alla disparità economica tra le parti e ignorando il criterio del tenore di vita. Per la Suprema corte è evidente che l’ex marito era più benestante di quanto voleva far credere, come si deduceva anche da un tenore di vita incompatibile con le modeste entrate dichiarate al fisco. Dalla sua aveva, infatti, vari guadagni non legati all’attività di imprenditore e più beni immobili, compreso un appartamento comprato dopo aver lasciato la casa coniugale senza fare un mutuo: circostanza che prova una disponibilità di denaro.  Detto questo però la Suprema corte risponde alla censura dell’ex moglie che aveva contestato alla Corte d’appello di non aver analizzato tutta la documentazione da lei prodotta per provare i maggiori redditi. La Corte ricorda che il giudice che deve decidere sui presupposti dell’assegno ed eventualmente quantificarlo non è tenuto ad accertare i redditi nel loro esatto ammontare, ma può limitarsi a ricostruire in maniera attendibile la situazione patrimoniale dei coniugi. Ed è quanto il giudice ha fatto affermando il diritto all’assegno – confermando il taglio – in considerazione del divario economico tra gli ex, ma senza guardare al più alto tenore di vita goduto prima della separazione.