Mercurio: Pesci Contaminati

fish-422543_1920 (1)Risale a meno di un mese fa l’allerta lanciata dal ministero della Salute su alcuni lotti di pesce spada surgelato che contenevano livelli di mercurio superiori ai limiti consentiti dalla legge. Non si tratta però di una novità. “Il mercurio è stato uno dei primi contaminanti alimentari a essere stato regolamentato con l’introduzione di limiti precisi che esistono ormai da oltre quarant’anni”, spiega il dottor Paolo Stacchini, direttore del reparto di metodologie e indicatori per la sicurezza chimica alimentare dell’Istituto superiore di sanità (Iss). Ecco quali sono le specie più a rischio e come possiamo gestire la nostra alimentazione in modo corretto.  All’origine della presenza di questa sostanza nelle nostre acque – e di conseguenza nel pesce – ci sono due ragioni: una naturale e una dovuta all’attività dell’uomo. “In prossimità del mare Mediterraneo – rivela Stacchini – ci sono giacimenti naturali di una sostanza chiamata cinabro o solfuro di mercurio. Il mercurio contenuto in questi giacimenti finisce nell’acqua e, venendo a contatto con i pesci, si trasforma in una forma organica chiamata metilmercurio che si accumula nei tessuti come accade per vari tipi di metalli pesanti”. Il mercurio nel pesce è anche legato all’inquinamento provocato dall’uomo. “Questo metallo viene usato in alcune lavorazioni e attività industriali come gli impianti di cloro e di soda”, prosegue l’esperto. Il mercurio è quindi un contaminante piuttosto diffuso e che tuttavia, entro certi limiti, non rappresenta un pericolo per la salute umana. “L’Unione Europea ha fissato il limite di 0,5 milligrammi per ogni chilo di peso per i pesci piccoli. Mentre per gli esemplari più grandi e per i pesci predatori, l’Ue ha tenuto conto del fatto che, nutrendosi degli esemplari più piccoli, questi pesci accumulano più mercurio e quindi non possono superare la soglia di 1 milligrammo per ogni chilo di peso”, spiega Stacchini. Il metilmercurio è potenzialmente pericoloso per l’uomo perché può provocare danni al sistema nervoso. Si tratta di un rischio cui sono esposte soprattutto le donne in gravidanza. “Questo metallo pesante è in grado di attraversare la placenta e raggiungere il cervello e il sistema nervoso centrale del bambino con un effetto che viene definito neurotossico”, rivela l’esperto dell’Iss. Questo significa che il bambino potrebbe sviluppare problemi che vanno da ritardi nell’apprendimento fino a gravi problemi neurologici poiché il metilmercurio rallenta o blocca lo sviluppo neurologico del feto.“Bisogna ricordare che tutti i pesci che troviamo in commercio – precisa Stacchini – rispettano le soglie prescritte dall’Unione Europea. Tuttavia gli esemplari più a rischio contaminazione sono i grandi predatori come pesce spada, tonno, tonnetti, marlin, luccio ecc”. Meglio allora, consiglia l’esperto, preferire pesci di piccola taglia come sgombri, sogliole, branzini, orate, sardine. “Questo non significa però che il pesce debba essere bandito dalle nostre tavole. I prodotti ittici sono infatti fondamentali per la nostra alimentazione e non andrebbero mai eliminati”, avverte Stacchini. La raccomandazione è perciò quella di limitare il consumo dei pesci grandi. “Il consiglio vale per tutti ma nel caso degli adulti è sufficiente non consumare più di una porzione di pesci predatori alla settimana. Nel caso delle donne in gravidanza vale invece il principio di massima precauzione: meglio quindi mangiare solo prodotti ittici non soggetti a contaminazione da mercurio”. Un caso a parte è costituito dal tonno in scatola: “Pur trattandosi comunque di uno dei pesci più a rischio, per quello in scatola vengono utilizzati pesci di piccole dimensioni in cui il contenuto di mercurio è molto ridotto”, conclude l’esperto.