In coma dopo un’anestesia

Risultati immagini per responsabilita civile immagini gratis“Purtroppo stamattina mio cognato Giuseppe se n’è andato dopo quasi sette anni di agonia. Per quanto si possa avere la certezza che quantomeno adesso si trovi in un mondo migliore, privo di sofferenza, è comunque molto doloroso”. Con queste parole, affidate a un post su Facebook, la cognata dell’ architetto di 49 anni in coma vegetativo dal 1 giugno 2010, ne ha annunciato ieri il decesso. L’uomo era stato sottoposto quasi sette anni fa a un’anestesia generale per la rimozione dei punti di sutura in metallo che gli erano stati applicati alla mascella dopo l’asportazione del frammento di una radice dentale. Ma qualcosa era andato storto e il paziente era finito in coma. L’inchiesta aperta sull’episodio dalla Procura di Catania aveva portato alla condanna in primo grado, nel 2014, di un anestesista e di un infermiere ai quali era stata inflitta una pena di 6 mesi per lesioni gravissime, confermata poi anche in sede di appello nel novembre del 2015. Secondo il giudice di secondo grado i due imputati non avevano adeguatamente vigilato il paziente nella fase di risveglio, non accorgendosi di un arresto respiratorio che provocava un successivo arresto cardio circolatorio con lesioni gravissime derivate alla prolungata ipossia cerebrale e successivo stato di coma. Proprio poche settimane fa la Suprema Corte di Cassazione, si era invece pronunciata per la distinzione delle responsabilità dei due professionisti, confermando la condanna per il solo infermiere e rinviando alla Corte d’appello quella per il medico anestesista. In tutti questi anni, riporta il Corriere della Sera, la moglie e la cognata si sono battute, in prima persona, per ottenere giustizia e anche cure ed assistenza, spesso costosissime, per il proprio caro. La moglie, in passato, aveva chiesto l’accesso alle cure secondo il protocollo Stamina presso gli “Spedali Civici” di Brescia.