Rapporto sui sinistri nella sanità pubblica

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È stato presentato l’ultimo rapporto Marsh sui sinistri nella sanità pubblica, un report dal quale è emerso che i 13.700 casi analizzati nella sanità pubblica italiana nel periodo 2004-2015 su un campione di 55 strutture sono costati 1,3 miliardi di euro, per un tasso di rischio di sinistri pari a 1,23 ogni 1.000 ricoveri. Ma quali sono i sinistri più frequenti? Al primo posto ci sono quelli connessi all’attività chirurgica (pari al 35%, contro il 32% nell’edizione precedente), seguiti dagli errori diagnostici (19%) e da quelli terapeutici (12%). Le cadute accidentali sono il 10%, mentre le infezioni rappresentano il 6% del campione e gli errori da parto quasi il 4%, sebbene siano tra gli eventi più rilevanti dal punto di vista economico. Dal rapporto sui sinistri nella sanità pubblica è emerso poi che la loro frequenza annua è di 29 per ogni singola struttura nel 2015, un dato sostanzialmente in linea con gli anni di denuncia precedenti, dopo il picco di 38 sinistri per struttura registrato nel 2011. Il tasso di rischio è di sei sinistri ogni 100 medici, di due ogni 100 infermieri e di uno ogni 1000 ricoveri, per valori assicurativi che si attestano sui 5.500 euro per medico e superano i 2.300 euro per infermiere. È inoltre aumentato il costo medio per sinistro, passato dai 90.000 Euro registrati nella precedente edizione del report, ai 97.000 Euro dell’ultima rilevazione. Una cifra che, segnalano i curatori del rapporto sui sinistri nella sanità pubblica, considera il valore delle somme effettivamente versate, ma anche di quelle stanziate, per far fronte a casi di Medical Malpractice che potrebbero manifestarsi ed essere resi note al paziente solo a distanza di molti anni dall’evento. Questa particolare circostanza, porterebbe ad allungare molto i tempi per le richieste di risarcimento danni, anche oltre i 10 anni nei casi di infezioni e, in particolare, nei casi di contaminazioni da HBV, HCV e HIV. Infatti, entro sei mesi viene denunciato soltanto il 14% di questi eventi e si giunge al 70% in un periodo di 4 anni. A pesare di più da un punto di vista economico sono i cosiddetti “Top Claim”, vale a dire i sinistri con importo maggiore o uguale a 500.000 euro, che però rappresentano un numero esiguo nel periodo considerato (671, corrispondente al 4,89% del numero totale). Fra i Top Claim, segnala Marsh, vi sono soprattutto errori da parto (oltre un quarto), gli errori chirurgici e diagnostici (al di sopra del 23%) e gli errori terapeutici (13%). Le unità operative che subiscono la maggiore frequenza di richieste di risarcimento danni, invece, sono Ortopedia e Traumatologia (14%), seguite da Chirurgia Generale (14%), DEA/Pronto Soccorso (13%), Ostetricia e Ginecologia (12%) e le parti comuni della struttura sanitaria con quasi il 7%. Quanto alla risoluzione dei sinistri nella sanità pubblica, conclude il rapporto, le richieste di risarcimento danni seguono un iter stragiudiziale nel 75% dei casi a fronte del 23% costituito da procedimenti giudiziali.