Diritto di querela

slide15Se un paziente finisce in coma e poi muore, a chi spetta il diritto di querela nei confronti dei medici che hanno agito con imperizia? La risposta alla domanda su chi detenga il diritto di querela se un paziente finisce in coma per imperizia medica e poi muore non è così scontata come sembra. La prima risposta che viene alla mente è che il diritto di querela spetti ai pareti più stretti, gli eredi. Ma non sempre è così semplice. Il diritto di querela è, infatti, un c.d. “diritto personalissimo”, che compete soltanto alla persona offesa dal reato e dai suoi eredi e che cade in prescrizione tre mesi dopo il fatto (tranne per alcuni casi specifici che portano il termine a sei). Cosa accade quindi se il paziente cade prima in coma per diversi mesi, detenendo quindi il diritto di querela senza poterlo esercitare, e poi muore dopo i tempi previsti dalla prescrizione del diritto? Il caso di specie è il seguente: un uomo sposato viene sottoposto ad un banale intervento chirurgico, effettuato in data 1 gennaio 2015, all’esito del quale, in maniera del tutto inaspettata, cade in coma e poi, dopo 10 mesi, decede (exitus avvenuto l’1 ottobre 2015). In questo caso in esame, la persona offesa dal reato e dunque titolare del diritto di querela nei confronti del medico per il reato di lesioni personali colpose, da esercitare nel termine di mesi 3 a decorrere dall’intervento chirurgico, è il paziente, impossibilitato però a sporgere formale querela. Se la moglie sporgesse formale querela, l’azione penale sarebbe dichiarata improcedibile per difetto di querela, in quanto la qualità di persona offesa dal reato (e, dunque, di titolare esclusivo del diritto di querela) la detiene il paziente, fino alla data della morte. La moglie in che modo quindi può sporgere denuncia? La procedura da seguire è la seguente: la moglie deve richiedere la nomina di curatore speciale del marito, e una volta ricevuta tale nomina può esercitare il diritto di querela entro i termini di legge.