Regolamento prodotti biologici

imageNuove regole per i prodotti biologici. Lo scorso luglio i Paesi europei sono, infatti, arrivati a un accordo sulla coltivazione e commercializzazione dei prodotti bio. Si tratta del nuovo regolamento Ue che entrerà in vigore dal 2020. Una legge che supera quella in vigore dal 2007 e che arriva dopo un lungo percorso iniziato nel marzo 2014. A ritardare la formulazione definitiva della legge sono state le divergenze dei vari Paesi europei, divisi tra chi, come l’Italia, chiedeva norme più stringenti e chi invece avrebbe preferito una legge con maglie un po’ più larghe. Ma che cosa cambia per i consumatori? Aumenteranno o diminuiranno le tutele per chi ama frutta e verdura bio? Più controlli contro le frodi. Frutta, verdura, cereali, ma anche vino e formaggi biologici sono stati protagonisti, negli ultimi anni, di alcuni casi di frodi. Per contrastare questo fenomeno i Paesi europei hanno deciso di introdurre l’obbligo – per tutti gli operatori della filiera – di sottoporsi a controlli una volta all’anno. Chi supererà il test per tre anni consecutivi verrà quindi sottoposto a verifiche biennali. Si tratta di una norma che rende uniformi i controlli in tutta l’Unione e che, attraverso questo meccanismo premiale, incentiva le aziende a rispettare le regole. Importazioni sì, ma secondo gli standard Ue. Una parte dei prodotti biologici che arrivano sulle nostre tavole sono importati da Paesi non europei. Il motivo? La domanda crescente di questi alimenti che il mercato interno non sempre riesce a soddisfare. Importare dall’estero significa però acquistare alimenti prodotti secondo regole diverse. Per evitare incongruenze rispetto alle norme europee, il nuovo regolamento prescrive che i cibi bio importati debbano comunque rispettare il “principio di conformità agli standard europei”. Questo significa che, indipendentemente dall’origine, a partire dal 2020 quello che arriverà sulle nostre tavole dovrà essere prodotto secondo le stesse regole che devono rispettare i produttori europei. Limiti per la contaminazione accidentale. Uno degli aspetti più controversi del regolamento riguarda la possibilità che l’ortofrutta bio importata venga contaminata accidentalmente con pesticidi (non autorizzati). Un’eventualità per la quale Paesi come Italia e Belgio hanno introdotto dei valori limite oltre i quali il prodotto perde la qualifica “bio”. Il nuovo regolamento non estende, come alcuni si auspicavano, questa regola a tutti i Paesi dell’Unione, ma consente a chi già li aveva di mantenerli fino al 2024. Dopo quella data, la Commissione potrebbe lavorare a una legislazione specifica. Database sui semi bio. Per favorire l’incontro tra domanda e offerta e ampliare così i mercati nazionali di prodotti biologici, la Commissione ha deciso che dovranno essere creati dei database sui semi bio. Tuttavia, il nuovo regolamento prevede anche che, fino al 2035, sia ancora consentito l’utilizzo di sementi normali per la produzione di alimenti biologici. Ok ad aziende miste e piccoli produttori. Ottenere la certificazione bio non è sempre facile, soprattutto se si è dei piccoli produttori. Per questo motivo il nuovo regolamento prevede che le aziende di piccole dimensioni possano aggregarsi per ottenere una certificazione “di gruppo”. Chi invece affianca le coltivazioni convenzionali e quelle bio potrà continuare a farlo, ma a patto che le colture siano ben distinte. Due norme che aumentano quindi le tutele per i consumatori.