Confindustria propone di incentivare l’uso della moneta elettronica e disincentivare il contante

Confindustria suggerisce di incentivare l’uso della moneta elettronica e disincentivare il contante. La proposta ha innescato già molteplici polemiche.

Secondo l’associazione di rappresentanza delle imprese manifatturiere e di servizi in Italia negli ultimi anni sono stati fatti passi avanti nella lotta all’evasione fiscale, che ha portato gradualmente all’emersione di gettito (intervento sulla fatturazione elettronica). Malgrado ciò, la perdita di gettito fiscale e contributivo è stimato ancora sopra ai 100 miliardi di euro, solo in parte attribuibile a grandi evasori.

Confindustria chiede un intervento normativo che i) incentivi l’utilizzo della moneta elettronica, ii) riduca l’area dell’evasione fiscale, iii) sterilizzi, nella percezione del cittadino ma anche nei fatti, un eventuale aumento delI’IVA, sempre al centro del dibattito di politica economica sin dai tempi del decreto legge 98 del 2011 introdotto dal Governo Berlusconi. In questo modo si può incidere sulla componente più ampia dell’evasione modificando gradualmente i comportamenti favorendo un cambiamento culturale verso l’utilizzo di moneta elettronica.

Le proposte di Confindustria: un pacchetto di incentivi

Il pacchetto di misure si sostanzia in un meccanismo che sia in grado di incentivare l’utilizzo della moneta elettronica e disincentivare l’uso del contante. La proposta si articola su due interventi:

a) garantire un credito di imposta del 2 per cento al cliente che effettua i pagamenti mediante transazioni elettroniche (incentivo all’uso della moneta elettronica);

b) introdurre una commissione in percentuale dei prelievi da ATM o sportello eccedenti una certa soglia mensile (disincentivo allʼuso del contante).

Per quanto riguarda l’incentivo all’uso della moneta elettronica, si propone di praticare un credito di imposta del 2 per cento al cliente che paga mediante carta di pagamento (carte di credito, debito e prepagate nominative) o bonifico bancario. Il consumatore paga il prezzo pieno ma accumula un reddito che verrà contabilizzato e comunicato dalla banca di appoggio della carta di pagamento. Il perimetro dell’iniziativa esclude le carte non nominative in quanto non associabili ad alcun codice fiscale.