Coronavirus e autopsie in Campania: cosa svelano gli esami autoptici

La questione dell’autopsie è stata al centro in queste ultime settimane di accesi dibattiti. E` stata effettuata la scorsa settimana nel centro di Medicina Legale dell`ospedale di Giugliano la prima autopsia in Campania su un paziente COVID19 conclamato. Nel caso specifico, la richiesta di effettuazione dell`esame è venuta nell`ambito di una denuncia.

Ad oggi, come riporta l’Ansa, sono state effettuate altre dieci autopsie su pazienti sospetti COVID19; tutti gli esami sono stati eseguiti su richieste delle Procure di Napoli, Napoli Nord e Benevento. La struttura di Giugliano ha già eseguito altre dieci autopsie su salme con “sospetto COVID”.

In tutti casi si è agito su richiesta di approfondimenti da parte della magistratura. L’autopsia serve a capire come i soggetti che sono risultati positivi al Coronavirus come sono morti. Quando la valutazione del caso avviene dopo 72 ore dalla morte, non è possibile individuare la presenza del virus mediante il tampone orofaringeo. In questi casi è opportuno effettuare l`esame autoptico per una valutazione anatomopatologica degli organi compromessi.

L`equipe dei medici mediante l`esame autoptico hanno verificato in alcuni dei casi sospetti e in quello conclamato la presenza a livello macroscopico di “scissuriti polmonari” e “coagulazioni vasali” riconducibili ad un`infezione da COVID19. In un caso, poi, si sono evidenziate aree polmonari che presentavano colorazioni molto più marcate, che potrebbero qualificarsi come zone trombotiche. Queste prime valutazioni sono in linea con quanto sta emergendo dagli esami autoptici effettuati in altre aree del Paese.