Divorzio Novità

breakup-908714_1280La sentenza n. 11504/17 è un «terremoto giurisprudenziale»: la Suprema Corte ha respinto il ricorso dell’imprenditrice Lisa Lowenstein a seguito del divorzio dall’ex ministro dell’Economia Vittorio Grilli. «Il mantenimento non va riconosciuto a chi è indipendente economicamente». Ovvero: se la moglie (o il marito che eventualmente ne avrebbe il diritto) possiede redditi, patrimonio mobiliare e immobiliare, «capacità e possibilità effettive di lavoro personale e la stabile disponibilità di un’abitazione» non ha diritto all’assegno di mantenimento. E così, cambiano le regole per il famoso assegno di divorzio: varrebbe il criterio dell’indipendenza o autosufficienza economica, non più il tenore di vita goduto nel corso delle nozze: «Sposarsi», scrive la Corte, è un «atto di libertà e autoresponsabilità». I tempi cambiano e la Corte ha ritenuto che il parametro del tenore di vita goduto durante il matrimonio non sia più un orientamento «attuale»: con la sentenza di divorzio, osserva la prima sezione civile, «il rapporto matrimoniale si estingue non solo sul piano personale ma anche economico-patrimoniale, sicché ogni riferimento a tale rapporto finisce illegittimamente con il ripristinarlo, sia pure limitatamente alla dimensione economica del tenore di vita matrimoniale, in una indebita prospettiva di ultrattività del vincolo matrimoniale». «Se è accertato», si legge nella sentenza depositata oggi, «che (il richiedente) è economicamente indipendente o effettivamente in grado di esserlo, non deve essergli riconosciuto tale diritto». Una sentenza che va a colpire soprattutto i divorzi di alto profilo, come quelli «vip», perché le separazioni tra coppie con stipendi fissi prevedono già solo l’assegno per i figli. Sono invece gli addii tra ricchi, personaggi pubblici, professionisti e commercianti che fino a oggi contemplavano il criterio dell’assegno legato al mantenimento del «tenore di vita matrimoniale». L’assegno divorzile sarà quindi riconosciuto soltanto se chi lo richiede è in grado di dimostrare «l’impossibilità di procurarsi mezzi adeguati per ragioni oggettive». Secondo Gian Ettore Gassani, presidente dell’associazione degli Avvocati Matrimonialisti Italiani, con questa sentenza la Cassazione «ha rivoluzionato il diritto di famiglia in tema di riconoscimento dell’assegno divorzile e dei criteri per la sua quantificazione», e spazza via un principio sancito nel 1970 dalla legge 898 che introdusse il divorzio in Italia. Un cambiamento però in linea con gli altri Paesi europei ed extra-europei in cui l’entità di un eventuale assegno post divorzio viene stabilita dalla stesura di appositi accordi prematrimoniali.