Infortunio sul lavoro

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Importanti novità sui danni da infortunio sul lavoro arrivano dalla Cassazione, con la sentenza numero 13885 depositata 1° giugno 2017. Per avere diritto a un risarcimento, infatti, il lavoratore dovrà dimostrare che l’evento dannoso si è verificato a causa della nocività dell’ambiente di lavoro. Se, viceversa, l’infortunio si verifica a causa di un comportamento anomalo o scorretto da parte del lavoratore, il risarcimento non può dirsi dovuto. Nel caso di specie esaminato dalla Cassazione, la Corte d’appello di Venezia aveva confermato la sentenza di primo grado, precedentemente emessa dal Tribunale di Treviso, con la quale era stata rigettata la domanda di risarcimento del danno da infortunio sul lavoro (art. 13 decreto legislativo n. 38 del 2000), fatta da un lavoratore nei confronti dell’azienda presso la quale era impiegato. L’infortunio era occorso al lavoratore quando, incaricato dall’azienda di ricevere alcuni dipendenti di un’impresa, aveva scavalcato il parapetto del tetto sovrastante il reparto produttivo aziendale. La Corte d’appello, però, aveva deciso di rigettare la domanda di risarcimento per l’infortunio occorso al lavoratore, rilevando che il comportamento tenuto dallo stesso era estraneo alle mansioni alla quali era adibito. Questo perché lo scavalcamento del parapetto rappresenta un comportamento completamente “estraneo ed eccentrico rispetto alle mansioni del ricorrente”, il quale per l’azienda svolgeva le mansioni di operaio modellista e di “incaricato della apertura dei cancelli, del sistema di allarme, del controllo di porte e uffici”. Inoltre, lo stesso, non era stato in grado di dimostrare che l’azienda, della quale era dipendente, gli aveva impartito l’ordine di tenere il comportamento pericoloso sopra descritto, e che gli avrebbe causato il danno alla salute lamentato. Il lavoratore ha quindi deciso di ricorrere in Cassazione, ritenendo ingiusta la decisione e sostenendo che fosse onere proprio del datore di lavoro provare che il danno era dipeso da una causa a lui non imputabile. Un’altra osservazione mossa dal ricorrente è che la Corte d’Appello non aveva tenunto in conto “la prevedibilità del comportamento del ricorrente, da cui derivava l’obbligo del datore di porre in essere tutte le cautele necessarie a tutelarne la salute, non trattandosi affatto di comportamento eccentrico”. La Cassazione, tuttavia, ha ritenuto infondato il ricorso del lavoratore, rigettandolo e sostenendo che in tema di onere della prova in caso di infortunio sul lavoro, è il lavoratore stesso che è tenuto a provare l’esistenza del danno lamentato, dimostrando che questo si è verificato a causa della nocività dell’ambiente di lavoro. Solo in questa circostanza, il datore di lavoro avrà “l’onere di provare di avere adottato tutte le cautele necessarie ad impedire il verificarsi del danno, rimanendo altrimenti quest’ultimo esonerato dall’onere di fornire la prova liberatoria a suo carico”. Infine, la Corte di Cassazione ha osservato che il risarcimento del danno al lavoratore non può ritenersi dovuto, laddove questi abbia tenuto un “comportamento anomalo”, dal momento che, in questo caso, “viene meno la cd. occasione di lavoro”, che ricomprende “ogni fatto ricollegabile al rischio specifico connesso all’attività lavorativa cui il soggetto è preposto”. Il requisito dell’occasione di lavoro viene meno, infatti, “in presenza di un rischio estraneo e generato da una scelta arbitraria del lavoratore, il quale crei ed affronti volutamente, in base a ragioni o ad impulsi personali, una situazione diversa da quella inerente all’attività lavorativa”. Alla luce di tali considerazioni, la Cassazione ha confermato integralmente la sentenza di secondo grado e condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali.