Malasanità

medico-702x336SALERNO. La vicenda ha inizio il nel mese di Febbraio del 2014, quando la vittima della malasanità salernitana, di appena 18 anni, oltre ai dolori dovuti al ciclo mestruale accusava forti dolori ventre, febbre alta. Da qui i parenti, prima il nonno e poi la madre, hanno contattato il 118 per un intervento domiciliare. La risposta è stata di rivolgersi al pronto soccorso in quanto “meglio attrezzati per la visita domiciliare e che avrebbero potuto provvedere, nel caso, al ricovero ospedaliero”. A seguito della visita il medico  somministrata alla ragazza una flebo e diagnostica una sindrome influenzale legata al ciclo mestruale. La situazione non migliora, anzi la 18enne inizia a stare peggio. Viene contattato il medico di famiglia che conoscendo i precedenti clinici della ragazza, la quale soffriva di alcune disfunzioni mestruali, ritiene inutile un’altra visita domiciliare. La ragazza viene finalmente ricoverata in ospedale solo dopo aver accusato un serio dolore addominale. Questa volta viene portata al “Ruggi” di Salerno dove i medici le diagnosticano un’appendicite acuta. I familiari decidono quindi di trasferire la figlia presso una clinica privata di Roma, dove il quadro clinico presentato dai camici bianchi è stato descritto come “drammatico“. Adesso si arriva dunque in aula di tribunale: la ragazza ha querelato i sanitari salernitani che non sarebbero riusciti a diagnosticare una semplice appendicite e cio ha portato all’asportazione di una parte importante del suo intestino.