Pensione di reversibilità: a chi spetta e quali sono i limiti reddituali

Tra i vari benefici previdenziali a disposizione dei contribuenti vi è la cosiddetta pensione di reversibilità, la quale rientra nel novero delle pensioni ai superstiti.

Si tratta di un trattamento pensionistico che viene riconosciuto nei casi di decesso del pensionato a favore dei familiari che gli sopravvivono. L’importo può variare e corrisponde ad una quota percentuale della pensione del defunto.

Soltanto in determinate situazioni i parenti riceveranno una reversibilità del 100% della pensione che veniva percepita dal caro estinto. Non bisogna poi dimenticare che tale prestazione economica non è sempre cumulabile con altri redditi.

Scopriamo insieme tutto quel che c’è da sapere sulla pensione di reversibilità, a quali familiari è destinata, quali sono le limitazioni di reddito e come fare domanda.

Pensione di reversibilità: quali parenti possono beneficiarne?

Come già detto, la pensione di reversibilità è una categoria di prestazione previdenziale riconosciuta nel caso di decesso del pensionato ed è a favore dei familiari superstiti.

Tale beneficio però non deve essere confuso con la pensione indiretta. Infatti, per ottenere la pensione di reversibilità il defunto doveva aver maturato il diritto al trattamento pensionistico, che sarà appunto erogato ai parenti in varie percentuali.

Diversa è la pensione indiretta, secondo la quale la persona deceduta doveva essere ancora lavorativamente attiva, ma aver già prodotto un’anzianità contributiva sufficiente al riconoscimento della suddetta pensione per i propri cari.

Chiarito questo punto, vediamo nel dettaglio a quali familiari è rivolta la pensione di reversibilità.

Il coniuge

Il marito o la moglie superstiti sono i primi a poter godere della reversibilità. Tale pensione però non viene corrisposta per intero al coniuge sopravvissuto, ma viene adeguata in percentuale secondo vari criteri.

Se il coniuge si risposa percepirà solo un’indennità una tantum, corrispondente ad una doppia annualità della pensione. In caso di erogazione anche ai figli, al momento del matrimonio del genitore ancora in vita il trattamento pensionistico deve essere riliquidato ai figli secondo le aliquote previste.

La pensione di reversibilità spetta inoltre al coniuge separato con i medesimi diritti previsti per il coniuge, se l’iscrizione all’INPS del defunto sia avvenuta prima della separazione legale. In aggiunta, il coniuge separato con addebito di colpa avrà la reversibilità soltanto se percepisce un assegno di mantenimento.

Anche il coniuge divorziato potrà usufruire della reversibilità se riceve un assegno di divorzio. Per averne diritto la copertura previdenziale della persona scomparsa deve essere precedente la sentenza di divorzio e deve aver già maturato i requisiti per la pensione.

Infine, se il defunto si è risposato, per l’ex coniuge la questione è più complessa. Avendo un assegno di divorzio, può rivolgersi al Tribunale per ricevere una quota della pensione.

È bene specificare che le coppie di fatto non sono equiparate alle coppie sposate. L’attuale normativa relativa alla pensione di reversibilità include solamente le coppie omosessuali unite in matrimonio civile.

Al coniuge superstite sarà dovuto il 60% della pensione percepita in vita dall’altro, a meno che non si eccedano i limiti di reddito.

I figli

La reversibilità è prevista anche per i figli, che siano legittimi, adottivi, naturali o nati da precedente matrimonio dell’altro coniuge. Possono usufruirne:

  • I minori di 18 anni;
  • Gli studenti di scuola superiore o corsi professionali tra i 18 ed i 21 anni che non lavorano;
  • Gli studenti universitari per la durata del corso di laurea, o comunque fino ai 26 anni, che non lavorano;
  • I ragazzi inabili al lavoro di qualunque età.

Per poter essere considerati a carico del pensionato defunto, i figli maggiorenni (fino ai 21 anni) oppure inabili devono essere conviventi e non devono essere economicamente autosufficienti.

Altri parenti

Oltre ai coniugi e ai figli, la pensione di reversibilità può essere riconosciuta anche ai genitori del pensionato deceduto, purché abbiano compiuto almeno 65 anni, siano a carico del figlio e non siano titolari di pensione diretta o indiretta.

In assenza di genitori, subentrano fratelli e sorelle inabili al lavoro, i quali non devono essere sposati e devono essere a carico del defunto. La stessa cosa vale per i nipoti di un nonno/nonna pensionato che non sono autosufficienti e che sono economicamente a carico dell’ascendente.

A quanto ammonta la pensione di reversibilità?

L’importo della pensione di reversibilità è calcolato sulla base della pensione del parente venuto a mancare, applicando poi una percentuale differente secondo il legame di parentela con chi ne ha diritto.

In particolare, le quote spettanti sono così suddivise:

  • Coniuge senza figli: 60%
  • Coniuge con un figlio: 80%
  • Coniuge con almeno due figli: 100%

Se non c’è alcun coniuge, le percentuali variano come segue:

  • Figlio: 70%
  • Due figli: 80%
  • Tre figli o più: 100%
  • Un genitore: 15%
  • Due genitori: 30%
  • Fratello/sorella: 15%
  • Due fratelli/sorelle: 30%

Limiti e cumulabilità della pensione di reversibilità

Gli importi della pensione di reversibilità possono essere cumulati con altri redditi del beneficiario, se questi non eccedono dei precisi limiti.

Nell’eventualità che superino il tetto stabilito annualmente dall’INPS, la quota della reversibilità sarà ridotta, a meno che colui al quale spetta non faccia parte di una famiglia con figli minori o inabili.

La normativa generale prevede una riduzione della pensione del 25% in caso di reddito del superstite superiore a 3 volte il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti, del 40% con redditi superiori a quattro volte il trattamento minimo annuo del F. P. L.D. e del 50% se i redditi sono uguali o superiori a cinque volte il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti.

Poiché il trattamento minimo di pensione ogni anno è oggetto di perequazione, ovvero si tiene conto del variare dei prezzi, anche i limiti per la pensione di reversibilità senza tagli variano annualmente.

Per il 2022 il trattamento minimo annuo è di 6.702,54 euro. Dunque, i limiti per il taglio delle pensioni di reversibilità sono questi:

  • Nessun taglio entro i 20.489,82 euro;
  • Taglio del 25% con reddito tra 20.489,82 e 27.319,76 euro;
  • Taglio del 40% con reddito tra 319,76 e 34.149,70 euro;
  • Taglio del 50% con reddito superiore a 149,70 euro.

Come fare domanda

La pensione di reversibilità ha decorrenza a partire dal primo giorno del mese seguente a quello di decesso del pensionato.

Il diritto alla pensione di reversibilità è imprescrittibile, ma decorsi 10 anni dalla morte del pensionato si prescrive il diritto ai singoli ratei.

Per poter però disporre del contributo è necessario fare domanda, in quanto il diritto non si acquisisce automaticamente.

La richiesta deve essere fatta attraverso il portale ufficiale dell’INPS tramite il servizio dedicato. L’INPS ha comunicato di aver reso più semplici ed accessibili a tutti i servizi online per richiedere la reversibilità. Infatti, è stata introdotta la pensione di reversibilità precompilata.

Il coniuge divorziato invece dovrà necessariamente rivolgersi al tribunale per la determinazione della quota spettante, che sarà determinata in proporzione a diversi fattori, quali la durata del matrimonio, l’entità dell’assegno divorzile, ecc….