Riforma della magistratura e Giudici di pace

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Il decreto attuativo di riforma della magistratura onoraria e del lavoro dei giudici di pace è stato approvato definitivamente in Consiglio dei Ministri. Il contestatissimo provvedimento, che introduce nuove competenze per i magistrati onorari ma di fatto rende il loro lavoro meno stabile, ha provocato le ire dei rappresentanti di categoria, che minacciano nuovi pesanti scioperi a tempo indeterminato. Il nuovo decreto è stato comunque cambiato rispetto alla sua formulazione originaria e prevede l’aggiunta di un ventaglio molto più ridotto di competenze rispetto a quanto precedentemente annunciato. La riforma della magistratura onoraria (Legge n. 57/2016) prevede l’introduzione di uno statuto unico per tutti i giudici di pace e i giudici onorari e, soprattutto, la trasformazione del loro incarico in un impiego part-time e dalla durata non superiore a due quadrienni. Per l’esattezza, il lavoro della magistratura onoraria dovrà svolgersi “in modo da assicurare la piena compatibilità con lo svolgimento di altre attività“, e dunque richiedere un impegno non superiore ai “due giorni a settimana”. Ma non solo: a fronte dell’aumentata precarietà del lavoro dei giudici di pace, lo stipendio resterà comunque basso rispetto al compito svolto. Anzi, il decreto attuativo della riforma stabilisce che l’indennità dei magistrati onorari dovrà essere costituita da una parte fissa e da una variabile, con la prima che non potrà superare i 16mila euro lordi e la seconda legata al raggiungimento di ben determinati obiettivi. Un cambiamento che, secondo l’Unione Nazionale dei Giudici di pace, porterà a un abbassamento dei guadagni pari in alcuni casi fino al 75% del precedente stipendio. Notizie più positive arrivano invece dal testo definitivo del decreto attuativo per quanto riguarda l’ampliamento delle competenze dei giudici di pace. Contrariamente a quanto era stato precedentemente dichiarato, infatti, la magistratura onoraria non dovrà occuparsi in futuro di nuovi processi penali oltre a quelli che già rientrano nelle sue competenze. Esclusi, quindi, i processi per minaccia non aggravata, abbandono di animali, furto perseguibile a querela, vendita di specie animali e vegetali protette e rifiuto di fornire le proprie generalità alle forze dell’ordine. Passeranno invece ai giudici di pace tutte le liti condominiali, i pignoramenti mobiliari e i risarcimenti danni da incidente stradale di importo inferiore a 50mila euro. Resteranno però fuori, oltre ai processi penali, anche quelli civili che riguardano il regolamento di confini, lo scioglimento della comunione sui beni immobili, l’accertamento della servitù e la costituzione e l’estinzione delle servitù prediali. I timidi cambiamenti apportati al testo originario della riforma non bastano a fermare la protesta e lo sciopero generalizzato dei giudici di pace, che tramite il segretario generale dell’Unione Alberto Rossi fanno sapere che “sarà battaglia”. Gli scioperi, continua Rossi, proseguiranno a intervalli di 20 giorni, e allo stesso tempo la magistratura onoraria avvierà “migliaia di azioni giudiziarie” e interesserà della vicenda “tutte le più alte autorità europee”. Particolarmente presa di mira è la trasformazione del lavoro dei giudici di pace in impiego part-time, che secondo l’ordinamento comunitario equivale a una sorta di licenziamento illegittimo. Né le parole dell’Unione dei magistrati sono vuote e senza conseguenze, dato che gli scioperi delle ultime settimane hanno già portato alla cancellazione di 100mila processi e a un sostanziale caos delle attività giudiziarie.