Smartphone e truffe. Come difendersi

mobile-phone-1419275_1920-300x94Nonostante le multe di Antitrust il fenomeno non è stato ancora debellato. E molti clienti si trovano a pagare per servizi tanto costosi quanto inutili. Ma gli strumenti per difenderci ci sono: basta conoscerli. Siete sicuri di non averli mai richiesti né attivati. Eppure sullo smartphone vi è arrivato un messaggio che annuncia che siete abbonati a un servizio di giochi a pagamento, a uno di musica online, all’oroscopo o persino a contenuti erotici. Non è uno scherzo. Si tratta di un fenomeno che colpisce sempre più persone e che va avanti da anni nonostante molti esposti delle associazioni che tutelano i consumatori e varie multe dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm). Il problema riguarda tutti gli operatori telefonici – che ricevono una percentuale per ogni cliente che pagherà il servizio – ma sembra che i clienti 3 siano quelli più colpiti. Negli ultimi mesi, vari utenti della compagnia telefonica hanno infatti ricominciato a ricevere messaggi che gli annunciavano abbonamenti a vari siti. Non solo. Se provavano a disattivare il servizio attraverso il link incluso nel messaggio, venivano rimandati a una pagina di errore o alla home page di Google. Si tratta di un problema ben noto alle associazioni dei consumatori e anche alle forze dell’ordine che fin dal 2014 stanno raccogliendo segnalazioni e denunce dagli utenti. Non solo. Nel 2015 l’Antitrust ha multato Telecom, Wind, Vodafone e 3 (tutti i maggiori operatori telefonici) con una sanzione complessiva di 1,7 milioni di euro (dopo la prima multa di 5,1 milioni di euro pochi mesi prima) “per aver continuato a non acquisire un consenso pienamente consapevole dei consumatori per l’acquisto dei servizi premium attraverso la navigazione su Internet con telefoni cellulari”. I quattro operatori sono stati ritenuti colpevoli di non aver reso abbastanza chiaro e consapevole l’acquisto di questi servizi a pagamento, nonostante la legge glielo avesse imposto. Nello specifico: alle compagnie telefoniche è stato rimproverato il fatto che sia necessario un solo clic per attivare gli abbonamenti. Che cosa è cambiato? Dopo le multe dell’Antitrust, quasi tutti gli operatori hanno reso – a loro dire – più difficile attivare involontariamente questi servizi attraverso un sistema a doppio click. Bisogna cioè cliccare due volte sul banner incriminato prima di attivare davvero l’abbonamento. Il cliente attiva così il servizio solo dopo aver visionato, compreso e confermato tutte le informazioni relative a costo, modalità di addebito e disattivazione”. Un sistema efficace? Non proprio a detta dei consumatori. Le segnalazioni e i messaggi lasciati da molti utenti sulla pagina Facebook di 3 Assistenza clienti raccontano infatti una realtà diversa da quella sostenuta dalla compagnia telefonica. Nessuno di loro ricorda di aver dovuto digitare due volte un messaggio di approvazione o di aver ricevuto in anticipo le informazioni su costi, modalità di addebito e disattivazione. Inoltre, come ha spiegato Wired in questo articolo, la compagnia telefonica (ma non è la sola) utilizza sistemi di redirezionamento. Scrive Wired: “La deviazione è fatto verso servizi a pagamento, che mostrano una pagina iniziale invitante. Spesso si tratta di servizi editoriali con cui l’operatore ha scritto qualche alleanza (per esempio un quotidiano online). Accettando di continuare la navigazione, si paga, a volte qualche centesimo a pagina, a volte una somma unica, normalmente tramite esplicita interazione dell’utente che clicca ignaro su voci del tipo “Clicca qui per continuare”; altre volte, però, l’addebito avviene in modo del tutto automatico”. Come proteggersi. La prima cosa da fare è disattivare i servizi premium chiamando il proprio operatore telefonico (Tim al 190; Vodafone tramite l’app my Vodafone; H3G al 133) e chiedendo il blocco totale di questo tipo di attività. Attenzione: è però necessario verificare che la richiesta sia stata eseguita perché può capitare che il blocco non venga attivato subito. Altra accortezza da avere è “pulire” i dati di navigazione del proprio telefono svuotando la cache del browser che si utilizza sullo smartphone. Le associazioni dei consumatori raccomandano inoltre di controllare attentamente ogni comunicazione e ogni sms che si riceve dalla propria compagnia telefonica. Ma come fare per riavere soldi? La prima strada è quella di rivolgersi al proprio operatore telefonico attraverso il servizio clienti. Attenzione: ogni compagnia telefonica prevede dei tempi massimi entro i quali chiedere il rimborso che sono 12 giorni per Tim, 90 per Vodafone e 7 per H3G. Se la richiesta cade nel vuoto ci si può rivolgere al Comitato regionale per le telecomunicazioni (Corecom). Basta andare sul sito del Comitato e compilare il modulo online. L’organismo convocherà quindi le parti per un tentativo di conciliazione. I consumatori possono inoltre segnalare il fatto all’Antitrust. Basta andare sul sito dell’Autorità nella sezione “segnalazioni online”.